![]() |
Enrico Muttoni |
Con argomenti simili, gruppi di opinione di Alghero desiderano l’allontanamento dei Rom dal campo di Fertilia, in quanto questi ultimi si dedicherebbero allo smaltimento di rifiuti industriali e domestici, con la produzione, guarda caso, proprio di diossina.
La diossina non viene prodotta da nessuno, in quanto assolutamente inutile. La sua fama deriva dall’incidente di Seveso (Milano) dove, il 10 luglio 1976,l’esplosione di un reattore (un recipiente sigillato dove avvengono le reazioni chimiche) contenente 6 tonnellate di triclorofenolo portò alla produzione e all’immissione in atmosfera di 1,4 kg di diossina.. E, nonostante la paura ed alcuni effetti nocivi, non risultano decessi a causa di questo composto chimico.
La diossina, non essendo un prodotto industriale né naturale, non può entrare in un inceneritore, perché nessuno la usa e nessuno potrebbe, anche volendo, comperarla e gettarla tra i rifiuti. E’ possibile che ne fuoriesca? Questa domanda me la posi tempo fa quando, nelle ricerche bibliografiche riguardanti la diossina, trovai, nell’elenco delle fonti di emissione , i forni crematori. E mi chiesi: è chimicamente possibile, mai venga il giorno, che da Enrico Muttoni infilato in un forno crematorio nel suo bel baule, esca diossina per il camino? Risposta :no. Tutte le volte quindi che è stata riscontrata diossina nei fumi di un crematorio, vuol dire che oltre alla salma, che non può avvisare, è stato bruciato qualcosa d’altro; del resto, chi controlla che c’è dentro le bare?
Esistono diversi motivi di carattere chimico per confermare quanto ho appena affermato. Ma per non entrare nello specifico farò osservare che il trattamento termico dei rifiuti, unica via razionale alla soluzione del problema dello smaltimento, si basa su quello che ognuno di noi può osservare quotidianamente. Vale a dire che se noi sottoponiamo a riscaldamento o addirittura a combustione qualsiasi materiale non minerale lo vedremo modificarsi con la trasformazione dei suoi componenti in costituenti più leggeri generalmente gassosi, con la produzione di piccole quantità di ceneri. La formazione di diossina in un’operazione di questo tipo comporterebbe, al contrario, il verificarsi di una impossibile reazione di sintesi: la produzione di un composto complesso a partire da componenti semplici.
Se la notizia dell’individuazione di diossina nelle aree Rom risponde a verità, non sono stati bruciati cavi o altri rifiuti, ma c’è stato uno smaltimento doloso di rifiuti industriali pericolosi. Va da sè che bruciare la spazzatura nei roghi non è un’operazione salubre, tutt’altro. Vuol dire però che una brutta abitudine di alcuni componenti di un gruppo sociale può diventare un rischio se, dolosamente, qualcuno paga per uno smaltimento che, eseguito a regola, sarebbe onerosissimo.
Lo stesso discorso vale per Grillo e i deprecati (da lui) inceneritori. Che, ripeto, sono l’unica via valida di smaltimento dei rifiuti, in quanto le discariche, anche quelle autorizzate, sono un’autentica cambiale in bianco a carico dei nostri discendenti e un autentico incubo per le falde acquifere. Da un inceneritore può uscire diossina solo se è gestito dolosamente, facendovi entrare materiali come il tricloro fenolo, i suoi consimili, ed in generale clorurati organici aromatici. Ma di fronte alla delinquenza, eretta a sistema, il miglior impianto gestito dal miglior tecnico non serve a nulla.
Nella pratica, per non avere emissioni di diossine e congeneri, basta garantire che nell’impianto di trattamento non entrino clorurati organici. Lo stesso Grillo, di recente, evidentemente costretto a ragionamenti come questi, ha cambiato spauracchio indicando , per l’inceneritore di Parma, non più la diossina ma le micropolveri: altro fantasma? E’ probabile. La dialettica tra amministratori e gestori va comunque a tutto vantaggio dell’utenza, basta che non si accettino e diffondano falsità.
Chi desiderasse approfondire, può digitare, per cominciare, “Seveso disaster” su Wikipedia.
Commenti