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Sindrome cinese
Siamo di fronte ad un problema strutturale che la classe politica nazionale non vuole, e soprattutto non può risolvere.
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Enrico Muttoni |
Girando per un hard discount di S. Croce sull'Arno, ho notato sui banchi quello che sembrava, ed era, un enorme agrume, più di un chilo di
peso.
peso.
Il nome commerciale era Honey Pomelo, la provenienza Cina, il nome
scientifico (grazie Wiki) Citrus maxima.
Ho vinto la diffidenza, e me lo sono portato a casa. Con la constatazione di come, passo dopo passo, questa zona d'Italia stia lentamente diventando una provincia cinese.
La tragica cronaca di questi giorni non ha fatto che mettere in evidenza una realtà esistente da decenni: l'immigrazione cinese che ha consentito di sostituire con lavoranti a bassissimo costo la manodopera locale, continuando a produrre con macchinari obsoleti.
I cinesi sono, a Prato soprattutto, ma in tutta la Val d'Arno, una realtà gigantesca, discreta, operosissima e, opinione personale, incontrollabile, in caso di (im)prevedibili guai.
Una comunità essenzialmente maschile, con pretese modestissime: si adattano a qualunque alloggio (la polizia richiede ai cinesi la prova di poter disporre di un'abitazione), ed essi affittano qualunque immobile riescono a trovare. Sono degli inquilini eccezionali, in quanto cronometrici nei pagamenti; ma pessimi conduttori, perché riducono in breve tempo l'alloggio in un abituro maleodorante. I cinesi vivono di fritto, usando l'olio fino a che non diventa nero, e non aprono le finestre, perché il riscaldamento costa. Il risultato è che, andato via un inquilino cinese, l'unico metodo valido di pulizia è la sabbiatura.
scientifico (grazie Wiki) Citrus maxima.
Ho vinto la diffidenza, e me lo sono portato a casa. Con la constatazione di come, passo dopo passo, questa zona d'Italia stia lentamente diventando una provincia cinese.
La tragica cronaca di questi giorni non ha fatto che mettere in evidenza una realtà esistente da decenni: l'immigrazione cinese che ha consentito di sostituire con lavoranti a bassissimo costo la manodopera locale, continuando a produrre con macchinari obsoleti.
I cinesi sono, a Prato soprattutto, ma in tutta la Val d'Arno, una realtà gigantesca, discreta, operosissima e, opinione personale, incontrollabile, in caso di (im)prevedibili guai.
Una comunità essenzialmente maschile, con pretese modestissime: si adattano a qualunque alloggio (la polizia richiede ai cinesi la prova di poter disporre di un'abitazione), ed essi affittano qualunque immobile riescono a trovare. Sono degli inquilini eccezionali, in quanto cronometrici nei pagamenti; ma pessimi conduttori, perché riducono in breve tempo l'alloggio in un abituro maleodorante. I cinesi vivono di fritto, usando l'olio fino a che non diventa nero, e non aprono le finestre, perché il riscaldamento costa. Il risultato è che, andato via un inquilino cinese, l'unico metodo valido di pulizia è la sabbiatura.
Nessuno sa quanti cinesi ci siano in zona. É verosimile che per la maggior parte stiano celati nei laboratori: quelli che si vedono in giro sono tutti giovani, tutti magri, tutti uguali, le ragazze carine e svelte. C'è da chiedersi come le forze dell'ordine riescano a collegare il documento di identità con l'individuo che hanno davanti. E mi chiedo come questa realtà venga gestita industrialmente, fiscalmente, e sindacalmente.
Questo popolo che noi ospitiamo accetta condizioni di vita che la dicono lunga su quelle che ha lasciato: basti
pensare, per esempio, che nessuno dei morti di Prato è stato rivendicato.
Il contrasto diventa più stridente quando si pensa che questa zona è una della più sindacalizzate d'Italia. Dove sta lo Stato, dove sta la Magistratura, dove sta il Governo? Di fronte alla più clamorosa dimostrazione di assenza dello Stato, gli addetti ai lavori si trincerano dietro a un "il fenomeno è noto, abbiamo segnalato a chi di dovere". Peccato che nessuno dica il dovere di chi sia.
Dimenticavo: l'agrume cinese, tolto lo spesso strato di paraffina che lo proteggeva, era di sapore gradevole e delicato, con un fondo amarognolo.
Questo popolo che noi ospitiamo accetta condizioni di vita che la dicono lunga su quelle che ha lasciato: basti
pensare, per esempio, che nessuno dei morti di Prato è stato rivendicato.
Il contrasto diventa più stridente quando si pensa che questa zona è una della più sindacalizzate d'Italia. Dove sta lo Stato, dove sta la Magistratura, dove sta il Governo? Di fronte alla più clamorosa dimostrazione di assenza dello Stato, gli addetti ai lavori si trincerano dietro a un "il fenomeno è noto, abbiamo segnalato a chi di dovere". Peccato che nessuno dica il dovere di chi sia.
Non si fanno neppure le cose che sembrano più ovvie, come quella di un insegnamento reciproco della lingua. Eppure vediamo questa moltitudine aggirarsi tra i tesori d'arte della Toscana senza sapere se i valori storici e artistici vengano percepiti, mettendo a rischio la loro tutela.
Siamo, come al solito, di fronte ad un problema strutturale che la classe politica nazionale non vuole, e soprattutto non può risolvere, rimandandone indefinitamente la soluzione. Che sarebbe possibile, ma solo dando fondo a tutte le riserve nazionali di coraggio ed onestà, senza aspettative di tornaconto. C'è poco da fare: se vogliamo coltivare una speranza, dobbiamo puntare ad un ricambio politico totale.Dimenticavo: l'agrume cinese, tolto lo spesso strato di paraffina che lo proteggeva, era di sapore gradevole e delicato, con un fondo amarognolo.
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