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Studio della Cna: anche in Sardegna cresce a dismisura la tassazione sugli immobili strumentali
Sassari è il terzo comune italiano per i costi di Ici, Imu, Tasi e Tari su un esercizio commerciale: un commerciante sassarese paga ogni anno quasi 6mila euro per mantenere il negozio. Piras e Porcu: «Aggravio insostenibile . Si tratta di una enorme mole di denaro sottratta agli investimenti , così si nega la ripresa. La riforma fiscale non si può più rinviare».
Sassari è il terzo comune italiano dopo Firenze e Cremona dove la pressione fiscale incide maggiormente sugli esercizi commerciali: nella città turritana un negoziante nel 2014 (la scadenza ultima per il saldo era ieri) ha pagato mediamente 5.850 euro tra Ici, Imu, Tasi e Tari con un aumento di ben 1.924 euro rispetto al 2011 (49%). Costi altissimi anche per gli artigiani sassaresi che quest’anno per il proprio laboratorio hanno dovuto sborsare 3.534 euro (+58% rispetto a tre anni fa). Anche se l’artigiano più “spremuto” d’Italia è napoletano, perché deve pagare complessivamente 9.316 euro l’anno (a Reggio Calabria il titolare di un laboratorio artigiano paga 9.213 euro e a Roma 9.013).
Nonostante le sistematiche rassicurazioni dei governi che si sono succeduti negli ultimi anni, la tassazione locale sugli immobili produttivi delle imprese è cresciuta a dismisura e sta diventando un peso insostenibile per gli artigiani e i piccoli commercianti. Lo evidenzia uno studio dell’Osservatorio permanente della Cna sulla tassazione della piccola impresa (dal suggestivo titolo: Città che vai fisco che trovi) da cui si evince che dai 4,7 miliardi del 2011 (anno in cui la crisi mordeva maggiormente ed era in vigore solo l’Ici) si è passati ai 9,6 miliardi del 2014, con la somma delle entrate di Imu e Tasi. Insomma – sottolinea la Cna – proprio quando il Governo Renzi si prepara ad una nuova riforma fiscale, con la “Local Tax” che dovrebbe accorpare Imu e Ici - in questi ultimi tre anni i piccoli imprenditori del commercio e dell’artigianato, come d’altronde le famiglie, hanno continuato a pagare cifre sempre più alte per le tasse e le imposte senza neppure sapere bene, in questa confusione, quali servizi stanno ricevendo in cambio dallo Stato.
L’aumento medio della pressione fiscale.
Quanto agli aumenti medi delle tasse sugli immobili, dallo studio della Cna è emerso che, mediamente, su un laboratorio di circa 350 metri quadri un artigiano nel 2011 pagava circa 3.169 euro tra ICI e TARSU (o TIA) mentre nel 2014, tra IMU, TASI e TARI paga 4.324 euro, con un incremento nel triennio di 1.155 euro pari al 36,5%
Tavola 1. Andamento tassazione comunale mediamente applicata sul laboratorio artigiano (anni 2011-2014) e variazione nel triennio 2011 ed il 2014.
Fonte: CNA Centro studi - Politiche fiscali e societarie
Passando all’esame della tassazione mediamente applicata sui negozi, le cose non cambiano di molto. Anche nel caso dei negozi, infatti, si è registrato un incremento della tassazione comunale complessiva del 35,1%. In questo caso la tassazione mediamente applicata dai comuni nel 2011 portava a un prelievo del complessivo di 2.366 euro; nel 2014, la tassazione complessiva dovuta all’applicazione della IUC (IMU+TASI+TARI) è stata di 3.151 euro, registrando un incremento di 815 euro in tre anni.
Tavola 2. Andamento tassazione comunale mediamente applicata sul negozio (anni 2011-2014) e variazione nel triennio 2011 ed il 2014.
Fonte: CNA Centro studi - Politiche fiscali e societarie
La situazione in Sardegna.
Estrapolando dallo studio nazionale i dati relativi alla Sardegna, si nota che il peso delle tasse sugli immobili strumentali dei piccoli artigiani e commercianti è aumentato molto anche nell’Isola.
A Sassari un laboratorio artigiano - tra Ici, Imu e Tasi - paga mediamente 3.534 euro con un incremento del 58% rispetto al 2011 (1.302 euro). A Cagliari, seppure le cifre siano leggermente più contenute, un artigiano paga mediamente 2.458 all’anno per le tasse sul suo laboratorio, con un aumento addirittura del 122% (1.362 euro). A Olbia-Tempio l’aumento è stato del 24% (542 euro) e attualmente le tasse sull’immobile ammontano a 2.774 euro; ad Oristano (costo 2014 2.655 euro) l’aumento è stato del 47,1% (861 euro), mentre a Nuoro (costo 2014 2.422 euro) è stato del 51,4% (823 euro).
A Sassari un esercizio commerciale tra Ici, Imu e Tasi costa mediamente 4.725 euro all’anno con un incremento del 58,3% rispetto al 2011 (1.741 euro). A Cagliari un negoziante paga mediamente 3.564 all’anno per le tasse sul suo laboratorio, con un aumento del 94% (1.727 euro). A Olbia-Tempio l’aumento è stato del 24% (787 euro) e attualmente le tasse sull’immobile ammontano a 2.028 euro; ad Oristano (costo 2014 2.269 euro) l’aumento è stato del 47,1% (727 euro), mentre, a Nuoro (costo 2014 3.159 euro) del 51,4% (1.073 euro).
Quanto alla Tari, la tassa di smaltimento dei rifiuti, stando all’analisi della Cna, i comuni sardi non sono fortunatamente ai primi posti tra quelli italiani.
A Cagliari, un artigiano paga mediamente 2.275 all’anno per il suo laboratorio (aumento del 14,2% sul 2011). A Sassari un laboratorio artigiano paga di Tari 1.926 euro (incremento del 22,8% rispetto al 2011). A Olbia-Tempio l’aumento è stato del 23,3% e attualmente la Tari per un laboratorio artigiano ammonta a 1.488 euro; ad Oristano si pagano 1.368 euro (l’aumento è stato del 47,5%). Nuoro, pur rimanendo al di sotto della media dei maggiori comuni sardi, ha registrato l’aumento più consistente dal 2011: si pagano 1.656 euro con un incremento del 97,9%. Ad Iglesias un artigiano paga 1.519 per la Tari, lievitata del 97,1% rispetto al 2011. Carbonia (1.446) è l’unico comune sardo in cui la tassa sui rifiuti per gli artigiani è diminuita (-9%).
Quanto alla Tari sui negozi, a Sassari un negoziante paga 1.125 euro (+19,4% rispetto al 2011). A Cagliari un commerciante paga mediamente 1.229 all’anno di tassa sui rifiuti per il suo negozio, con una diminuzione del 20,4% sul 2011. A Olbia-Tempio (809 euro annui) la diminuzione è stata del 22,7%; ad Oristano (746 euro annui) la Tari è diminuita del 31,3%, mentre a Nuoro (914 euro) è aumentata del 14,7%. La tassa sui rifiuti è infine diminuita del 41,8% ad Iglesias, dove un negoziante paga 825 all’anno, e del 32,1% a Carbonia dove si pagano 821 euro.
L’analisi della Cna sarda.
«La tassazione locale degli immobili produttivi delle imprese è cresciuta di quattro miliardi e 900 milioni in soli 36 mesi – commentano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna – e questo aggravio fiscale è stato molto consistente anche nella nostra regione: è una enorme mole di denaro sottratta agli investimenti, cosa ancora più grave in questo periodo di crisi economica che sta mettendo in ginocchio le piccole imprese, così si nega ogni possibilità di ripresa dell’economia.
Il salasso – sottolineano i vertici CNA - è stato completato in questi giorni, proprio mentre prende corpo la riforma della tassazione comunale da tempo annunciata dal Governo con la nascita della Local Tax. Non conosciamo ancora bene modalità e fini di questa riforma – ma siamo certi che le imprese e le famiglie non potranno sopportare un ulteriore aumento della tassazione sugli immobili, ancorché mascherato, né la perdita dell’attuale deducibilità totale della Tasi versata su negozi, laboratori, capannoni.
La Cna chiede una riduzione della tassazione, attraverso la deducibilità totale dell’Imu dal reddito d’impresa, oggi ingiustamente limitata al 20%, un’autentica terza tassazione sugli immobili che così rischia di far morire le attività produttive».
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