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Un Buon Agosto 2013
La condanna di Berlusconi. E ora?
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Francesco Indovina |
Non è facile mettere ordine, ma un tentativo va fatto.
Il punto di partenza non può che essere la conferma che l'ex cavaliere Silvio Berlusconi ha commesso reati contro lo Stato e cioè contro noi tutti. Il primato della legge sul potere è stato riaffermato (era tempo) dalla Cassazione e da dei giudici che sicuramente non possono essere accusati di essere "politicizzati".
Non c'ero e se c'ero dormivo
Non ci illudiamo: insabbiare è il verbo governativo.
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Francesco Indovina |
Sarà, a me sembra che più che la figura è realmente un imbelle (imbecille). Del resto non è ministro degli interni e vice presidente del governo per particolari suoi meriti, ma solo per fare gli interessi del suo padrone.
Il risultato già scritto: nessuno sa niente e tutti innocenti.
Senza regole e senza dignità
Sospensione dei lavori parlamentari e l'estradizione di Shalabayeva, due casi lontani e molto vicini.
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Francesco Indovina |
Il Pdl aveva chiesto tre giorni di sospensione dei lavori parlamentare in contrapposizione alla così detta “accelerazione” della Cassazione nei riguardi della decisione su una sentenza che condannava Berlusconi. Evidentemente secondo il Pdl un fatto come questo meritava un lutto nazionale di tre giorni. Una richiesta che aveva lo scopo di mettere un potere dello Stato, il parlamento, contro un altro potere, quello giudiziario e soprattutto di mostrare il potere di Silvio Berlusconi, nonostante già condannato.
Lavoro: dove, come, quanto, quando
Per raggiungere livelli alti di occupazione puntare sul settore del “vivere bene”.
La discussione sul lavoro è quanto mai accesa. I termini sono, tuttavia, sempre gli stessi: il lavoro che manca; il lavoro che è cambiato; la fine del posto fisso (degli altri); il lavoro per i giovani; la riduzione dell’orario di lavoro; il reddito di cittadinanza; contro il reddito di cittadinanza, per un reddito da lavoro; le politiche attive per il lavoro (che non si vedono e non si sa quanto efficaci), il rosario potrebbe continuare.
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Francesco Indovina |
Proverò a fare, pur nella ristrettezza di spazio, un po’ d’ordine, senza nessuna pretesa.
Il turismo? Sì, ma quale?
Il turismo è una “industria pesante", soprattutto se non ben governato.
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Francesco Indovina |
In questi ultimi mesi, per uscire della crisi economica, del nostro paese si riparla del turismo come salvagente, in grado di mettere a frutto alcune delle caratteristiche del “bel paese”.
Prescindiamo della polemica si chi vede nel turismo la trasformazione della nostra economia in un “paese di camerieri”, il cameriere è un lavoro come un altro, la sua connotazione “servile” sta nella maleducazione del cliente, che pareggia l’arroganza di molti “padroni” e “padroncini”, il problema vero e su che cosa si intenda quando si parla dell'utilizzazione del patrimonio del paese. Il turismo può, ancor di più di oggi, essere un importante settore della nostra economia a certe condizioni (esso comunque non è in grado di risolvere la crisi di sistema, ma questo tralasciamo).
Intanto va chiarito che il turismo è una “industria pesante”, nel senso che le sue conseguenze possono essere “pesanti”, se non ben governato, proprio sul patrimonio del paese, anche se ben governato, figuriamoci allo stato brado nel quale è lasciato.
La condanna di B. e dintorni
Diario, 6 - 12 Maggio 2013
La condanna penale di Berlusconi
Non neghiamolo, una parte della popolazione italiana è contenta che Berlusconi sia stato condannato anche in appello per evasione fiscale. Si tratta di quella parte di popolazione, non di centro destra e non innamorata di “Silvio”, che lo detesta per quello che rappresenta.
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Francesco Indovina |
Non neghiamolo, una parte della popolazione italiana è contenta che Berlusconi sia stato condannato anche in appello per evasione fiscale. Si tratta di quella parte di popolazione, non di centro destra e non innamorata di “Silvio”, che lo detesta per quello che rappresenta.
Ma c'è un'altra parte di popolazione che è soddisfatta, pur non essendo antiberlusconiana Si tratta di quella parte di popolazione che soffre malamente gli effetti della crisi e apprezza che gli evasori fiscali siano scoperti.
Il governo Berlusconi-Napolitano c'è, il PD non più
Diario 22-28 Aprile 2013. Governo, quale futuro e quale sopravvivenza? I tre scenari possibili.
Governo, quale futuro e quale sopravvivenza?
Tutti hanno tirato un sospiro di sollievo: il governo c'è. Governo giovane, governo al femminile, governo delle competenze, ecc. nella situazione data, con la pressione del Presidente della Repubblica, e con il PD ridotto a quello che sappiamo.
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Francesco Indovina |
Governo, quale futuro e quale sopravvivenza?
Tutti hanno tirato un sospiro di sollievo: il governo c'è. Governo giovane, governo al femminile, governo delle competenze, ecc. nella situazione data, con la pressione del Presidente della Repubblica, e con il PD ridotto a quello che sappiamo.
Si dice Letta il Giovane (ma forse aiutato da Letta il Vecchio) non poteva fare di più. Qualche maligno ha avanzato la definizione di “primo governo democristiano della Seconda Repubblica”, se si guarda alla provenienza dei ministri questa più che una malignità sembra una constatazione. I provenienti dalla cultura Pci sono solo due, ed anche un po' scoloriti. La Bonino agli esteri è una novità non prevista e positiva, se fosse andata ad un ministero economico sarei molto perplesso.
Questa fu la settimana che fu
14-21 Aprile 2013: Bersani, dalle stelle alla polvere. E ora? I voti che valgono.
Bersani, dalle stelle alla polvere: ingenuità e un po' di ... incapacità
In questi giorni, campanello di amici, scambi di opinioni via telefono e mail con amici lontani, lettura di giornali, riflessioni, considerazioni, ecc., permettono di stendere una sorta di resoconto di tutta la vicenda. Certo si tratta solo di un'interpretazione, che riprende anche idee già espresse in questa sede.
Premetto che giudicavo e giudico Bersani una persona per bene, ma in tutta la vicenda post elettorale vengono fuori le sue debolezze, ma anche una strategia per la distruzione del PD. Ma andiamo con ordine.
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Francesco Indovina |
In questi giorni, campanello di amici, scambi di opinioni via telefono e mail con amici lontani, lettura di giornali, riflessioni, considerazioni, ecc., permettono di stendere una sorta di resoconto di tutta la vicenda. Certo si tratta solo di un'interpretazione, che riprende anche idee già espresse in questa sede.
Premetto che giudicavo e giudico Bersani una persona per bene, ma in tutta la vicenda post elettorale vengono fuori le sue debolezze, ma anche una strategia per la distruzione del PD. Ma andiamo con ordine.
Questa fu la settimana che fu
Diario 1-7 aprile 2013: fibrillazioni nel PD, i paradossi e l’idiozia del grillismo, un “piano” economico, citazioni.
Fibrillazioni nel PD
Più presto del previsto il PD, usando un eufemismo, entra il fibrillazione. Il sindaco di Firenze si candida a premier e quindi oggettivamente (ma anche soggettivamente) apre lo scontro con Bersani e i “giovani turchi”. Questi ultimi, temendo di essere accusati anche loro di perdere e far perdere tempo, si agitano e firmano un appello unitario per la nomina delle Commissioni parlamentari, dove la sottolineatura più importante non è tanto da mettere sotto l’oggetto dell’appello ma rispetto alla sua unità. Ma lo schieramento anti-Bersani si allarga (si può dire che tranne i fedelissimi ormai tutti sono contro); usano parole furbe , non invocano, Almeno fino ad ora, il governissimo con il PDL, ma solo di abbandonare 5* (nel momento in cui si manifestano i segni di una frattura interna) per abbracciare (in modo indolore) il Cavaliere. Chi sa perché non riflettono che il bacio del Cavaliere non è quello del principe a Biancaneve, non rompe l’incantesimo negativo ma trasmette il bacillo della dissoluzione.
Fibrillazioni nel PD
Più presto del previsto il PD, usando un eufemismo, entra il fibrillazione. Il sindaco di Firenze si candida a premier e quindi oggettivamente (ma anche soggettivamente) apre lo scontro con Bersani e i “giovani turchi”. Questi ultimi, temendo di essere accusati anche loro di perdere e far perdere tempo, si agitano e firmano un appello unitario per la nomina delle Commissioni parlamentari, dove la sottolineatura più importante non è tanto da mettere sotto l’oggetto dell’appello ma rispetto alla sua unità. Ma lo schieramento anti-Bersani si allarga (si può dire che tranne i fedelissimi ormai tutti sono contro); usano parole furbe , non invocano, Almeno fino ad ora, il governissimo con il PDL, ma solo di abbandonare 5* (nel momento in cui si manifestano i segni di una frattura interna) per abbracciare (in modo indolore) il Cavaliere. Chi sa perché non riflettono che il bacio del Cavaliere non è quello del principe a Biancaneve, non rompe l’incantesimo negativo ma trasmette il bacillo della dissoluzione.
Questa fu la settimana che fu
Diario 25-31 marzo 2013
Napolitano, di fatto seppellisce una storia iniziata nel 1921
Il presidente della Repubblica, a me pare, vuole portare a compimento, con la distruzione del PD, una storia iniziata nel 1921 con la nascita del PCI e una “normalizzazione” del paese dove deve essere cancellata ogni possibilità di rivoluzionare i rapporti sociali di produzione.

Il presidente della Repubblica, a me pare, vuole portare a compimento, con la distruzione del PD, una storia iniziata nel 1921 con la nascita del PCI e una “normalizzazione” del paese dove deve essere cancellata ogni possibilità di rivoluzionare i rapporti sociali di produzione.
Non sto dicendo che il PD ha questo programma, ma esso rappresenta il residuo di un progetto iniziato 90 anni fa. Quella del PCI è una storia non priva di ombre, ma importante per il paese. Il grande contributo dato dal PCI nella resistenza prima e nella formazione della Repubblica e della sua Costituzione, non può essere cancellato.
Né può essere cancella la sordità alla grande politicizzazione di massa della fine degli anni ’60, con l’esclusione della sua sinistra. L’esclusione del PCI da ogni possibilità di “governo” per ragioni internazionali non ha eliminato, tuttavia, il peso avuto nella vita politica (e di governo) italiana per la sua radicazione tra le masse. La crisi del socialismo reale è stata un’occasione mancata di rinnovamento culturale ideologico e programmatico; ha prodotto un rinnovamento di nomi ma soprattutto una deriva teorica.
La mancata possibilità di formare un governo, dopo le ultime elezioni, è figlia del risultato elettorale, dell’incapacità del Movimento 5* di rendere utile alla trasformazione del paese la grande pressione di rinnovamento raccolta, da errori di conduzione del PD. Il PD ha pensato che fosse possibile un accordo con 5* gestito da Bersani,e non ha esplorato modalità diverse per coinvolgere 5*. Forse non poteva fare diversamente, ma l’esito non è positivo.
La mancata possibilità di formare un governo, dopo le ultime elezioni, è figlia del risultato elettorale, dell’incapacità del Movimento 5* di rendere utile alla trasformazione del paese la grande pressione di rinnovamento raccolta, da errori di conduzione del PD. Il PD ha pensato che fosse possibile un accordo con 5* gestito da Bersani,e non ha esplorato modalità diverse per coinvolgere 5*. Forse non poteva fare diversamente, ma l’esito non è positivo.
Questa fu la settimana che fu
Diario, 17 – 23 marzo 2013

L'inutilità del voto utile. Il Movimento 5*
Il Movimento 5* pare voler produrre il peggior esito di una forza politica: trasformare il successo del “voto utile” in una totale inutilità. Si può essere in disaccordo con Grillo e il suo Movimento, per quello che vale io lo sono, ma sicuramente aver raccolto un quarto dei voti dell'elettorato non è solo capacità di coagulare il disaggio ma esprime anche la necessità del cambiamento.
Non ritengo che il cambiamento debba finalizzarsi nell'eliminazione dei corpi intermedi, i partiti, ma in una loro trasformazione sì; non credo che il cambiamento consista nell'eliminazione dei “costi della politica”, ma in una loro riduzione sì; non credo che il cambiamento consista nell'eliminazione delle istituzioni, ma sicuramente nella loro capacità di corrispondere ai bisogni della società sì (certo si può azzerare tutto con una rivoluzione dei rapporti sociali di produzione, ma non mi pare né che il Movimento 5* l'abbia come obiettivo, né che sia all'ordine del giorno).

L'inutilità del voto utile. Il Movimento 5*
Il Movimento 5* pare voler produrre il peggior esito di una forza politica: trasformare il successo del “voto utile” in una totale inutilità. Si può essere in disaccordo con Grillo e il suo Movimento, per quello che vale io lo sono, ma sicuramente aver raccolto un quarto dei voti dell'elettorato non è solo capacità di coagulare il disaggio ma esprime anche la necessità del cambiamento.
Non ritengo che il cambiamento debba finalizzarsi nell'eliminazione dei corpi intermedi, i partiti, ma in una loro trasformazione sì; non credo che il cambiamento consista nell'eliminazione dei “costi della politica”, ma in una loro riduzione sì; non credo che il cambiamento consista nell'eliminazione delle istituzioni, ma sicuramente nella loro capacità di corrispondere ai bisogni della società sì (certo si può azzerare tutto con una rivoluzione dei rapporti sociali di produzione, ma non mi pare né che il Movimento 5* l'abbia come obiettivo, né che sia all'ordine del giorno).
Questa fu la settimana che fu
Diario, 25 febbraio - 3 Marzo 2013
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Francesco Indovina |
La prova
I rappresentanti politici, vecchi e nuovi, sono davanti alla prova della loro vita, della loro credibilità e per la speranza del paese. Il paese si aspetta soluzioni ai suoi guai, che si chiama recessione. Il modello di produzione si può correggere, ma abbiamo bisogno di lavoro per i giovani e i disoccupati, ricerca scientifica e tecnologica per il futuro, salvaguardia del territorio per la sopravvivenza, possibilità di far contare la gente attraverso un intreccio fecondo di democrazia delegata e diretta, la crescita del mezzogiorno, la ristrutturazione del debito sovrano, un welfare più ampio ed equilibrato, un impegno a modificare lo stato della UE.
Questa fu la settimana che fu (18)
Diario 2-9 Febbraio 2013
Il professore di Milano
C’è un professore narciso di Milano
Si crede il salvatore ma è solo un nano
Ha fiutato il potere,
E con sorrisi, minacce e ricatti
Vorrebbe tutta la tabacchiera
Il nostro professore di Milano
Perdiamo! Un po’ di buona volontà e ci si riesce
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Francesco Indovina |
C’è un professore narciso di Milano
Si crede il salvatore ma è solo un nano
Ha fiutato il potere,
E con sorrisi, minacce e ricatti
Vorrebbe tutta la tabacchiera
Il nostro professore di Milano
Perdiamo! Un po’ di buona volontà e ci si riesce
Questa fu la settimana che fu (17)
Diario 20-26 Gennaio 2012
Alla fine, è giunto il tempo
Pare sia venuto il tempo che il centro sinistra riconosca Monti per quello che è e che rappresenta. È una destra ben vestita, dalla condotta sessuale normale, istruita (non colta), onesta, ma forse non del tutto democratica. Chi rappresenta è un po' più difficile da identificare: sicuramente l'ala oltranzista degli industriali (un suo rappresentante è in lista), la burocrazia europea, le banche, e un ceto medio-professionale che crede alla favola liberista e che non ama né il popolo, né gli operai mentre agogna ad una possibile buona amministrazione.
Questa fu la settimana che fu (16)
Diario, 24-30 dicembre: l’Agenda, finalmente; Monti politico, uno tra gli altri; Antonio Ingroia; Bersani-Vendola; Citazioni.
L’Agenda, finalmente!
Per mesi il mondo politico si è baloccato, diviso e schierato tra chi era favorevole all’Agenda Monti e chi era contrario, chi la prendeva senza se e senza ma e chi avrebbe voluto correggerla, ma questa “agenda” restava individuata soltanto con dei termini generali (“rigore”, “austerità”, “serietà”, ecc.) ma dei suoi concreti contenuti nulla si sapeva. Per traslazione dall’azione del governo tecnico si presupponeva una sorta di continuità: dopo l’austerità e il rigore lo “sviluppo”. Ma tutto era vago. Adesso Monti ha pubblicato la dichiaratamente sua “agenda”: Cambiare l’Italia, riformare l’Europa (ambizione sfrenata).
Un “agenda di governo”, perché di questo si tratta, uno se l’immagina come composta da obiettivi specificati, da mezzi per raggiungere quegli obiettivi, dalla spiegazione del perché quegli obiettivi e a favore di chi quegli obiettivi. Con ansia e, conoscendo l’ideologia del prof Monti, con preoccupazione, mi sono avventurato nella lettura di questo documento. La delusione è totale.
Per capire la mia impressione niente di meglio che un paragone: somiglia molto alla lettera al Bambino Gesù che i bambini cattolici inviano al loro salvatore: buoni propositi per l’anno nuovo. Buoni propositi, promesse, vaghissimi impegni.
Non un documento “tecnico”, come ci si poteva aspettare data la supponenza tecnica del proponente, ma una serie di vaghi impegni, di vaghe promesse. Nessuna relazione tra obiettivi e mezzi per realizzarli, nessun riferimento all’azione di un anno di governo tecnico, da qui palesi contraddizioni tra quello che si è fatto e quello che si promette di fare. Un documento carico di ambiguità per poter essere assunto, proprio da chi volesse, come un’opportunità. Tanto per intenderci, un documento doroteo, non la nota aggiuntiva di Ugo La Malfa.
Attenzione non sto dicendo che non si tratti di un documento pericoloso, al contrario, tanto più pericoloso quanto più nasconde o non fa trasparire adeguatamente i propri obiettivi.
Che senso ha scrivere almeno due cartelle sull’importanza della scuola, dell’università, della ricerca quando il governo non ha saputo trovare 400 milioni per l’università e ora circa il 50% degli Atenei rischia di “fallire”?
Meno Stato che vuol dire? Meno stato in economia o meno controllo statuale sulle scelte individuali, fa una certa differenza; meno stato nei servizi collettivi o meno burocrazia inutile, fa una certa differenza. L’idea, certo non geniale e senza nessun apporto creativo della “tecnica” che bisogna vendere il patrimonio pubblico per ridurre il debito non corrisponde più neanche alle abitudini delle famiglie, che usano più sofisticati mezzi (finanziari) per i loro debiti. E dopo che abbiamo venduto (a chi?) che facciamo?
L’alternativa tra un welfare state così come è, quindi sottoposto a continui tagli, o rendere il sistema più razionale e aperto all’innovazione, sembra ovvia la scelta per la seconda opzione, ma cosa significa “razionale e aperto all’innovazione”? Mistero.
L’aspetto universalistico della sicurezza sociale, della scuola, della salute agli occhi di Monti pare assurda, perché fornire servizi gratuiti o quasi a chi può pagare? Che buon senso. Gli sfugge completamente il contenuto democratico dell’universalismo. Così come il rilancio della pensione integrativa si muove nella stessa direzione: se devo pagarmi una pensione integrativa perché non pagare più tasse e avere garantita una pensione dignitosa dallo Stato? Certo a noi sfugge l’interesse delle banche e delle assicurazioni, ma questo interesse che cosa ha a che fare con il mio personale interesse?
È strano in 25 cartelle le banche non vengono mai nominate, l’idea di una riforma del sistema bancario non turba il prof Monti, a noi sembra essenziale.
Su un punto, data la rigidità del proponente, ci si sarebbe aspettato una maggiore precisione: come ridurre il debito sovrano. Ogni anno si pagano 75 miliardi di interesse e si dovrà cominciare a ridurre il debito di 50 miliardi l’anno per portarlo entro il 60% del PIL. Ogni anno un esborso di 125 miliardi, dove prenderli? A parte un generico riferimento alla valorizzazione/dismissione del patrimonio pubblico non si dice altro. Professore siamo insoddisfatti e preoccupati.
Il capo di governo che ha fatto la politica fiscale nota, non può scrivere che bisogna ridurre il prelievo fiscale complessivo, prioritariamente quello gravante sul lavoro e impresa “trasferendone il carico su grandi patrimoni e sui consumi che non impattano sui più deboli e sul ceto medio”, perché si tratta della stessa persona che ha aumentato l’IVA, che impatta, e che sulla patrimoniale ha spiegato che non si poteva perché non si conoscevano i patrimoni.
L’agenda di Monti si apre sull’Europa, e su questo aspetto voglio chiudere queste brevi notazioni. I miei amici sanno che io sono convinto che l’obiettivo di Monti sia l’Europa, quella vuole riformare. La citazione delle elezioni europee del 2014 con un parlamento europeo con un “mandato costituzionale” mi sembra un’indicazione chiara.
In conclusione l’agenda Monti, è insieme deludente e pericolosa. Pericolosa perché si espone a delineare la società che vuole costruire: liberista, con minor Stato, con diritti di cittadinanza limitati, con una riforma del lavoro che punta alla flessibilità, ecc. Pericolosa perché può attrarre; pericolosa perché sembra una ricetta assolutamente inadeguata ad affrontare il cambiamento del capitalismo; pericolosa perché oltre le parole l’economia sociale di mercato (oggetto misterioso) non trova né strumenti, né soggetti.
Monti politico, uno tra gli altri
Come ho scritto diverse volte avrei preferito un presidente del consiglio che completata la sua missione (e prescindiamo dal giudizio sui risultati) ritornasse alla sua Bocconi; un Cincinnato moderno, un tratto di stile invidiabile.
Non è stato così, ambizioni, convincimento di essere stato chiamato ad una grande opera, o per qualsiasi altra motivazione il prof. Monti ha deciso di “salire” (come gli piace dire) in politica. Qui voglio esprimere, per quello che vale, un apprezzamento per il modo come questa scelta è stata fatta. Egli, infatti, poteva restare “in panchina”, disponibile, una riserva per la salvezza dell’Italia, in attesa di una nuova chiamata.
Non ha scelto questa strada carica di presunzione e di autostima, ma ha scelto una strada impervia, quello del “capo corrente”, ha scelto di essere un politico come gli altri, occuparsi di simboli, di liste, di accordi, ecc. Apprezzo questa scelta, anche se non è condizionata da un sussulto di modestia, ma piuttosto da un tratto di superbia (io so come si fa; io mostro la riforma dei partiti; io sono guida ideale e operativa). Una scelta piena di delusioni per il professore.
Il suo schieramento, ha affermato, ha una ispirazione “maggioritario”, che tradotto significa che pensa o almeno spera di vincere le elezioni. Qui la prima delusione, come si stanno mettendo le cose il centro sinistra non è escluso che riesca a conquistare la maggioranza anche al Senato.
Egli pensa comunque ad un grande successo, accarezza una cifra vicino al 30%, altra delusione. Anche se pensa di essere un potente traino non credo che possa triplicare la base di partenza dei movimenti e partiti che l’appoggiano.
La sua idea di sostituire lo schema, secondo lui obsoleto, destra-sinistra con quello conservatori-innovatori non funziona, anche perché le sue ricette hanno il sapore dei dolci della nonna. Non è casuale l’appoggio che viene cosi smodatamente dalla chiesa che sogna una nuova e diversa DC, di cui fidarsi (e non solo per l’Imu). Anche se non si sono riuniti a Santa Dorotea, lo spirito è quello: aspirazione al potere.
L’idea da trasmettere al “popolo” che il nuovo movimento (partito, confluenza, federazione, o come si vuole) sia una cosa nuova e diversa, fuori dagli schemi della vecchia politica, è naufragato alla prima riunione. Le scelte che si sono fatte (decise da Monti) si basano dalle opportunità offerte dalla legge elettorale (una lista al Senato, diverse liste alla Camera), dalla presenza in TV, ecc. Con la novità che Bondi controllerà che i candidati non abbiano conflitti d’interesse o altre macchie; ma al posto di Monti non mi farei idee sbagliate qualche compromesso dovrà pur farlo (Casini ha già detto che le liste del suo partito le fa lui). Ormai e in ballo e gli tocca ballare (con i lupi).
Insomma Monti è ormai uno di loro, come dire assimilato ad un Casini, a un Fini, Buttiglione, Veltroni, Cicchitto, … non inorridisca, è una sua scelta.
Perché non ci siano equivoci, al di là di quello che Monti desidera, la sua modalità di salita in politica non ha fatto altro che rafforzare i partiti “personalizzati”, cioè privi di un consenso elettorale e alla ricerca di questo con un nome di bandiera, un’esperienza che tanto male hanno fatto alla politica italiana.
Antonio Ingroia
Ingroia ha presentato il suo simbolo con INGROIA a caratteri cubitali. Altra avventura personalizzata e senza senso. Anche questo movimento, ovviamente, ha un’ispirazione maggioritaria. Una lista fondamentalmente di ex-parlamentari vogliosi di ritornare nelle vellutate camere. Tutti ubbidienti e coperti ai voleri di Ingroia nella speranza di raccogliere qualcosa. Un esperimento che si è già frantumato, all’interno le critiche non sono poche né di poco conto (si veda Livio Pepino, Il Manifesto 30 dicembre). Come diceva mia nonna la gatta frettolosa fa i gattini ciechi.
Bersani-Vendola
Bersani deve finirla di chiedere e di chiedersi “con chi sta Monti”, anche se ormai si tratta di una domanda retorica, Monti sta contro il centro-sinistra e la destra. Si tratta di un antagonista politico (elettorale) e come tale va trattato. È un antagonista non solo perché ha una ispirazione maggioritaria, quindi vuole tutto, ma perché la società che delinea con la sua agenda è repellente, non solo ma assolutamente inadeguata ad affrontare i grandi cambiamenti della società.
Il centro sinistra può vincere, deve vincere, ci sono tutte le condizioni, ma bisogna che Bersani e Vendola non solo indichino i provvedimenti urgenti che vorranno prendere ma anche la società che vogliono contribuire a costruire. Devono gridare forte che deve essere una società che garantisca lavoro e reddito a tutti, una società libera, dove esistono delle sfere individuali dove nessuno possa mettere becco, dove la scuola costituisca il fondamento per la formazione non solo professionale ma anche civile (quindi pubblica e laica), dove si punta sulla ricerca scientifica per l’avanzamento anche economico. Nessuno nella società sarà abbandonato, a nessuno sarà data colpa per non essere riuscito. Dove la donna è persona, né angelo del focolare né puttana.
Tutte cose che si dicono ma non con abbastanza forza. La scesa in politica di Monti, in un certo senso sposta i temi del dibattito, non si tratta solo di sapere a chi far pagare le tasse, ma che tipo di società si vuole costruire.
Ragazzi datevi una mossa.
Citazioni: nel bene e nel male
Pietro Ichino, L’Unità 24 dicembre 2012: “Sono disponibile a candidarmi per una lista Monti e a guidarla, in Lombardia, come nel resto d’Italia” (Bene, bravo Ichino, senza false modestie, disponibile a tutto con un soprassalto di autostima, forse, eccessivo. Ma se non ci fosse una lista Monti, ma più liste federate, dove sarebbe disponibile ad essere il capolista in Lombardia o nel resto d’Italia? Non ho dubbi, sarebbe quella più fine ed elegante: la lista Montezemolo.)
Ronny Mazzocchi, L’Unità 24 dicembre 2012: “Il Presidente del Consiglio (Monti) sembra ancorato alla vecchia idea che qualsiasi interferenza con il funzionamento dei mercati non possa che ridurre la crescita e quindi la dimensione della torta che si vorrebbe distribuire. In uno schema di questo tipo, la diseguaglianza rappresenta il prezzo che una societàè disposta a pagare per avere un’economia più dinamica. … Recenti indagini el Fondo Monetario Internazionale sembrano confermare questa intuizione, sottolineando come un’elevata diseguaglianza rappresenti una pericoloso minaccia alla sostenibilità della crescita nel lungo periodo.” (Detto questo cosa c’è in comune tra Monti e il centro-sinistra?)
Stefano Fassina, Pubblico, 27 dicembre 2012: “La sfida che stiamo giocando è far partire lo sviluppo senza comprimere i diritti.”
Alberto Alesina e Franco Giavazza, Corriere della Sera, 27 dicembre 2012: “Per diminuire in modo significativo la spesa pubblica e quindi consentire una flessione altrettanto rilevante della pressione fiscale, è necessario ridurre lo spazio che lo Stato occupa nella società, cioè spostare il confine tra attività svolte dallo stato e dai privati” (L’articolo continua spiegando che è assurdo tassare i ricchi e poi dare loro servizi gratuiti, o quasi, sanità, istruzione, ecc., meglio che si paghino questi servizi e lo Stato prelevi meno tasse. Quello che sconvolge è come l’ideologia ottenebri l’intelligenza. Come non capire che l’universalismo dei servizi è un grande e potente strumento di democratizzazione della società? Ma prescindiamo da questo, forse ai nostri economisti una società democratica non interessa, ma mi si dice che essi sono abituali frequentatori degli USA, ma da questa frequentazione non ricavano nessuna indicazione, non fanno nessuna riflessione. Lo scontro tra i Repubblicani e Obama circa la possibilità di tassare i più ricchi onde evitare la perdita di 4-5 punti di PIL nel prossimo anno non suggerisce loro un pensierino, non un pensiero critico (impossibile). Ma la guardano la realtà?)
Pier Luigi Bersani, L’Unità, 30 dicembre 2012: “Da laico adulto sono convinto che la Chiesa ha il diritto-dovere di esprimere i propri giudizi sulla società nella quale vive e testimonia la fede. Sinceramente sono rimasto colpito dell’esposizione di questi ultimi giorni delle gerarchie nella quotidianità della vicenda politica. In ogni caso non cambia nulla nell’identità del PD come partito di credenti e non credenti che si battono per un cambiamento nel segno della solidarietà e dell’equità sociale”.
Dacia Maraini, Corriere della Sera, 30 dicembre 2012: “In tutto il mondo la violenza contro le donne sta aumentando e prendendo quell’aria dimostrativa che è tipica delle azioni umane ideologizzate. Colpirne una per convincerne tante. Questa la tecnica profonda. E spesso i colpevoli rimangono impuniti perché coloro che stanno in alto, coloro che vogliono conservare un viso paterno e bonario del potere, fanno fare il lavoro sporco ai più deboli e insicuri, a quelli che facilmente si prendono carico delle paure collettive per trasformarsi in ladri dell’identità altrui, assassini per conto terzi”.
Guido Rossi, Il Sole 24 Ore, 30 dicembre 2012: “Fra tali agende la più seguita e commentata è certamente quella del dimissionario Presidente del Consiglio Mario Monti. Agenda non a caso esaltata da un imprecisato e confuso “centro”politico e benedetta dal Vaticano…. Questa agenda centrista di Mario Monti dà quasi l’impressione di essere impermeabile, quasi ad ulteriore compenso della benedizione ricevuta, a qualsiasi principio di laicità dello Stato, dimentica in un sol colpo dell’eredità del nostro Rinascimento, e del contributo all’Illuminismo, nonché degli attuali fermenti ed esigenze di un paese sempre più multietnico e multiculturale, ancorché non si voglia in Europa rinfocolare i presupposti religiosi della guerra dei trent’anni…. È forse allora finalmente tempo che chi ne ha l’autorità spieghi che lo Stato non è un’azienda, che la politica non è una branca dell’economia aziendale, che la meritocrazia, i cui criteri sono sempre più discutibili, porta all’oligarchia di élite, che promuovono gigantesche ineguaglianze e difettano per loro natura di cultura democratica. Non è quindi un caso che nell’agenda Monti il benessere dei cittadini e l’economia sociale di mercato, non siano previsti ed attuati provvedimenti a tutela dei fondamentali diritti (lavoro, istruzione e salute), nei quali si realizza la democrazia costituzionale."
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Per mesi il mondo politico si è baloccato, diviso e schierato tra chi era favorevole all’Agenda Monti e chi era contrario, chi la prendeva senza se e senza ma e chi avrebbe voluto correggerla, ma questa “agenda” restava individuata soltanto con dei termini generali (“rigore”, “austerità”, “serietà”, ecc.) ma dei suoi concreti contenuti nulla si sapeva. Per traslazione dall’azione del governo tecnico si presupponeva una sorta di continuità: dopo l’austerità e il rigore lo “sviluppo”. Ma tutto era vago. Adesso Monti ha pubblicato la dichiaratamente sua “agenda”: Cambiare l’Italia, riformare l’Europa (ambizione sfrenata).
Un “agenda di governo”, perché di questo si tratta, uno se l’immagina come composta da obiettivi specificati, da mezzi per raggiungere quegli obiettivi, dalla spiegazione del perché quegli obiettivi e a favore di chi quegli obiettivi. Con ansia e, conoscendo l’ideologia del prof Monti, con preoccupazione, mi sono avventurato nella lettura di questo documento. La delusione è totale.
Per capire la mia impressione niente di meglio che un paragone: somiglia molto alla lettera al Bambino Gesù che i bambini cattolici inviano al loro salvatore: buoni propositi per l’anno nuovo. Buoni propositi, promesse, vaghissimi impegni.
Non un documento “tecnico”, come ci si poteva aspettare data la supponenza tecnica del proponente, ma una serie di vaghi impegni, di vaghe promesse. Nessuna relazione tra obiettivi e mezzi per realizzarli, nessun riferimento all’azione di un anno di governo tecnico, da qui palesi contraddizioni tra quello che si è fatto e quello che si promette di fare. Un documento carico di ambiguità per poter essere assunto, proprio da chi volesse, come un’opportunità. Tanto per intenderci, un documento doroteo, non la nota aggiuntiva di Ugo La Malfa.
Attenzione non sto dicendo che non si tratti di un documento pericoloso, al contrario, tanto più pericoloso quanto più nasconde o non fa trasparire adeguatamente i propri obiettivi.
Che senso ha scrivere almeno due cartelle sull’importanza della scuola, dell’università, della ricerca quando il governo non ha saputo trovare 400 milioni per l’università e ora circa il 50% degli Atenei rischia di “fallire”?
Meno Stato che vuol dire? Meno stato in economia o meno controllo statuale sulle scelte individuali, fa una certa differenza; meno stato nei servizi collettivi o meno burocrazia inutile, fa una certa differenza. L’idea, certo non geniale e senza nessun apporto creativo della “tecnica” che bisogna vendere il patrimonio pubblico per ridurre il debito non corrisponde più neanche alle abitudini delle famiglie, che usano più sofisticati mezzi (finanziari) per i loro debiti. E dopo che abbiamo venduto (a chi?) che facciamo?
L’alternativa tra un welfare state così come è, quindi sottoposto a continui tagli, o rendere il sistema più razionale e aperto all’innovazione, sembra ovvia la scelta per la seconda opzione, ma cosa significa “razionale e aperto all’innovazione”? Mistero.
L’aspetto universalistico della sicurezza sociale, della scuola, della salute agli occhi di Monti pare assurda, perché fornire servizi gratuiti o quasi a chi può pagare? Che buon senso. Gli sfugge completamente il contenuto democratico dell’universalismo. Così come il rilancio della pensione integrativa si muove nella stessa direzione: se devo pagarmi una pensione integrativa perché non pagare più tasse e avere garantita una pensione dignitosa dallo Stato? Certo a noi sfugge l’interesse delle banche e delle assicurazioni, ma questo interesse che cosa ha a che fare con il mio personale interesse?
È strano in 25 cartelle le banche non vengono mai nominate, l’idea di una riforma del sistema bancario non turba il prof Monti, a noi sembra essenziale.
Su un punto, data la rigidità del proponente, ci si sarebbe aspettato una maggiore precisione: come ridurre il debito sovrano. Ogni anno si pagano 75 miliardi di interesse e si dovrà cominciare a ridurre il debito di 50 miliardi l’anno per portarlo entro il 60% del PIL. Ogni anno un esborso di 125 miliardi, dove prenderli? A parte un generico riferimento alla valorizzazione/dismissione del patrimonio pubblico non si dice altro. Professore siamo insoddisfatti e preoccupati.
Il capo di governo che ha fatto la politica fiscale nota, non può scrivere che bisogna ridurre il prelievo fiscale complessivo, prioritariamente quello gravante sul lavoro e impresa “trasferendone il carico su grandi patrimoni e sui consumi che non impattano sui più deboli e sul ceto medio”, perché si tratta della stessa persona che ha aumentato l’IVA, che impatta, e che sulla patrimoniale ha spiegato che non si poteva perché non si conoscevano i patrimoni.
L’agenda di Monti si apre sull’Europa, e su questo aspetto voglio chiudere queste brevi notazioni. I miei amici sanno che io sono convinto che l’obiettivo di Monti sia l’Europa, quella vuole riformare. La citazione delle elezioni europee del 2014 con un parlamento europeo con un “mandato costituzionale” mi sembra un’indicazione chiara.
In conclusione l’agenda Monti, è insieme deludente e pericolosa. Pericolosa perché si espone a delineare la società che vuole costruire: liberista, con minor Stato, con diritti di cittadinanza limitati, con una riforma del lavoro che punta alla flessibilità, ecc. Pericolosa perché può attrarre; pericolosa perché sembra una ricetta assolutamente inadeguata ad affrontare il cambiamento del capitalismo; pericolosa perché oltre le parole l’economia sociale di mercato (oggetto misterioso) non trova né strumenti, né soggetti.
Monti politico, uno tra gli altri
Come ho scritto diverse volte avrei preferito un presidente del consiglio che completata la sua missione (e prescindiamo dal giudizio sui risultati) ritornasse alla sua Bocconi; un Cincinnato moderno, un tratto di stile invidiabile.
Non è stato così, ambizioni, convincimento di essere stato chiamato ad una grande opera, o per qualsiasi altra motivazione il prof. Monti ha deciso di “salire” (come gli piace dire) in politica. Qui voglio esprimere, per quello che vale, un apprezzamento per il modo come questa scelta è stata fatta. Egli, infatti, poteva restare “in panchina”, disponibile, una riserva per la salvezza dell’Italia, in attesa di una nuova chiamata.
Non ha scelto questa strada carica di presunzione e di autostima, ma ha scelto una strada impervia, quello del “capo corrente”, ha scelto di essere un politico come gli altri, occuparsi di simboli, di liste, di accordi, ecc. Apprezzo questa scelta, anche se non è condizionata da un sussulto di modestia, ma piuttosto da un tratto di superbia (io so come si fa; io mostro la riforma dei partiti; io sono guida ideale e operativa). Una scelta piena di delusioni per il professore.
Il suo schieramento, ha affermato, ha una ispirazione “maggioritario”, che tradotto significa che pensa o almeno spera di vincere le elezioni. Qui la prima delusione, come si stanno mettendo le cose il centro sinistra non è escluso che riesca a conquistare la maggioranza anche al Senato.
Egli pensa comunque ad un grande successo, accarezza una cifra vicino al 30%, altra delusione. Anche se pensa di essere un potente traino non credo che possa triplicare la base di partenza dei movimenti e partiti che l’appoggiano.
La sua idea di sostituire lo schema, secondo lui obsoleto, destra-sinistra con quello conservatori-innovatori non funziona, anche perché le sue ricette hanno il sapore dei dolci della nonna. Non è casuale l’appoggio che viene cosi smodatamente dalla chiesa che sogna una nuova e diversa DC, di cui fidarsi (e non solo per l’Imu). Anche se non si sono riuniti a Santa Dorotea, lo spirito è quello: aspirazione al potere.
L’idea da trasmettere al “popolo” che il nuovo movimento (partito, confluenza, federazione, o come si vuole) sia una cosa nuova e diversa, fuori dagli schemi della vecchia politica, è naufragato alla prima riunione. Le scelte che si sono fatte (decise da Monti) si basano dalle opportunità offerte dalla legge elettorale (una lista al Senato, diverse liste alla Camera), dalla presenza in TV, ecc. Con la novità che Bondi controllerà che i candidati non abbiano conflitti d’interesse o altre macchie; ma al posto di Monti non mi farei idee sbagliate qualche compromesso dovrà pur farlo (Casini ha già detto che le liste del suo partito le fa lui). Ormai e in ballo e gli tocca ballare (con i lupi).
Insomma Monti è ormai uno di loro, come dire assimilato ad un Casini, a un Fini, Buttiglione, Veltroni, Cicchitto, … non inorridisca, è una sua scelta.
Perché non ci siano equivoci, al di là di quello che Monti desidera, la sua modalità di salita in politica non ha fatto altro che rafforzare i partiti “personalizzati”, cioè privi di un consenso elettorale e alla ricerca di questo con un nome di bandiera, un’esperienza che tanto male hanno fatto alla politica italiana.
Antonio Ingroia
Ingroia ha presentato il suo simbolo con INGROIA a caratteri cubitali. Altra avventura personalizzata e senza senso. Anche questo movimento, ovviamente, ha un’ispirazione maggioritaria. Una lista fondamentalmente di ex-parlamentari vogliosi di ritornare nelle vellutate camere. Tutti ubbidienti e coperti ai voleri di Ingroia nella speranza di raccogliere qualcosa. Un esperimento che si è già frantumato, all’interno le critiche non sono poche né di poco conto (si veda Livio Pepino, Il Manifesto 30 dicembre). Come diceva mia nonna la gatta frettolosa fa i gattini ciechi.
Bersani-Vendola
Bersani deve finirla di chiedere e di chiedersi “con chi sta Monti”, anche se ormai si tratta di una domanda retorica, Monti sta contro il centro-sinistra e la destra. Si tratta di un antagonista politico (elettorale) e come tale va trattato. È un antagonista non solo perché ha una ispirazione maggioritaria, quindi vuole tutto, ma perché la società che delinea con la sua agenda è repellente, non solo ma assolutamente inadeguata ad affrontare i grandi cambiamenti della società.
Il centro sinistra può vincere, deve vincere, ci sono tutte le condizioni, ma bisogna che Bersani e Vendola non solo indichino i provvedimenti urgenti che vorranno prendere ma anche la società che vogliono contribuire a costruire. Devono gridare forte che deve essere una società che garantisca lavoro e reddito a tutti, una società libera, dove esistono delle sfere individuali dove nessuno possa mettere becco, dove la scuola costituisca il fondamento per la formazione non solo professionale ma anche civile (quindi pubblica e laica), dove si punta sulla ricerca scientifica per l’avanzamento anche economico. Nessuno nella società sarà abbandonato, a nessuno sarà data colpa per non essere riuscito. Dove la donna è persona, né angelo del focolare né puttana.
Tutte cose che si dicono ma non con abbastanza forza. La scesa in politica di Monti, in un certo senso sposta i temi del dibattito, non si tratta solo di sapere a chi far pagare le tasse, ma che tipo di società si vuole costruire.
Ragazzi datevi una mossa.
Citazioni: nel bene e nel male
Pietro Ichino, L’Unità 24 dicembre 2012: “Sono disponibile a candidarmi per una lista Monti e a guidarla, in Lombardia, come nel resto d’Italia” (Bene, bravo Ichino, senza false modestie, disponibile a tutto con un soprassalto di autostima, forse, eccessivo. Ma se non ci fosse una lista Monti, ma più liste federate, dove sarebbe disponibile ad essere il capolista in Lombardia o nel resto d’Italia? Non ho dubbi, sarebbe quella più fine ed elegante: la lista Montezemolo.)
Ronny Mazzocchi, L’Unità 24 dicembre 2012: “Il Presidente del Consiglio (Monti) sembra ancorato alla vecchia idea che qualsiasi interferenza con il funzionamento dei mercati non possa che ridurre la crescita e quindi la dimensione della torta che si vorrebbe distribuire. In uno schema di questo tipo, la diseguaglianza rappresenta il prezzo che una societàè disposta a pagare per avere un’economia più dinamica. … Recenti indagini el Fondo Monetario Internazionale sembrano confermare questa intuizione, sottolineando come un’elevata diseguaglianza rappresenti una pericoloso minaccia alla sostenibilità della crescita nel lungo periodo.” (Detto questo cosa c’è in comune tra Monti e il centro-sinistra?)
Stefano Fassina, Pubblico, 27 dicembre 2012: “La sfida che stiamo giocando è far partire lo sviluppo senza comprimere i diritti.”
Alberto Alesina e Franco Giavazza, Corriere della Sera, 27 dicembre 2012: “Per diminuire in modo significativo la spesa pubblica e quindi consentire una flessione altrettanto rilevante della pressione fiscale, è necessario ridurre lo spazio che lo Stato occupa nella società, cioè spostare il confine tra attività svolte dallo stato e dai privati” (L’articolo continua spiegando che è assurdo tassare i ricchi e poi dare loro servizi gratuiti, o quasi, sanità, istruzione, ecc., meglio che si paghino questi servizi e lo Stato prelevi meno tasse. Quello che sconvolge è come l’ideologia ottenebri l’intelligenza. Come non capire che l’universalismo dei servizi è un grande e potente strumento di democratizzazione della società? Ma prescindiamo da questo, forse ai nostri economisti una società democratica non interessa, ma mi si dice che essi sono abituali frequentatori degli USA, ma da questa frequentazione non ricavano nessuna indicazione, non fanno nessuna riflessione. Lo scontro tra i Repubblicani e Obama circa la possibilità di tassare i più ricchi onde evitare la perdita di 4-5 punti di PIL nel prossimo anno non suggerisce loro un pensierino, non un pensiero critico (impossibile). Ma la guardano la realtà?)
Pier Luigi Bersani, L’Unità, 30 dicembre 2012: “Da laico adulto sono convinto che la Chiesa ha il diritto-dovere di esprimere i propri giudizi sulla società nella quale vive e testimonia la fede. Sinceramente sono rimasto colpito dell’esposizione di questi ultimi giorni delle gerarchie nella quotidianità della vicenda politica. In ogni caso non cambia nulla nell’identità del PD come partito di credenti e non credenti che si battono per un cambiamento nel segno della solidarietà e dell’equità sociale”.
Dacia Maraini, Corriere della Sera, 30 dicembre 2012: “In tutto il mondo la violenza contro le donne sta aumentando e prendendo quell’aria dimostrativa che è tipica delle azioni umane ideologizzate. Colpirne una per convincerne tante. Questa la tecnica profonda. E spesso i colpevoli rimangono impuniti perché coloro che stanno in alto, coloro che vogliono conservare un viso paterno e bonario del potere, fanno fare il lavoro sporco ai più deboli e insicuri, a quelli che facilmente si prendono carico delle paure collettive per trasformarsi in ladri dell’identità altrui, assassini per conto terzi”.
Guido Rossi, Il Sole 24 Ore, 30 dicembre 2012: “Fra tali agende la più seguita e commentata è certamente quella del dimissionario Presidente del Consiglio Mario Monti. Agenda non a caso esaltata da un imprecisato e confuso “centro”politico e benedetta dal Vaticano…. Questa agenda centrista di Mario Monti dà quasi l’impressione di essere impermeabile, quasi ad ulteriore compenso della benedizione ricevuta, a qualsiasi principio di laicità dello Stato, dimentica in un sol colpo dell’eredità del nostro Rinascimento, e del contributo all’Illuminismo, nonché degli attuali fermenti ed esigenze di un paese sempre più multietnico e multiculturale, ancorché non si voglia in Europa rinfocolare i presupposti religiosi della guerra dei trent’anni…. È forse allora finalmente tempo che chi ne ha l’autorità spieghi che lo Stato non è un’azienda, che la politica non è una branca dell’economia aziendale, che la meritocrazia, i cui criteri sono sempre più discutibili, porta all’oligarchia di élite, che promuovono gigantesche ineguaglianze e difettano per loro natura di cultura democratica. Non è quindi un caso che nell’agenda Monti il benessere dei cittadini e l’economia sociale di mercato, non siano previsti ed attuati provvedimenti a tutela dei fondamentali diritti (lavoro, istruzione e salute), nei quali si realizza la democrazia costituzionale."
Questa fu la settimana che fu (15)
Diario 202, 17-23 Dicembre 2012
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Francesco Indovina |
Salviamo gli italiani (5)
Una politica che assumesse l’obiettivo di salvare gli italiani non potrebbe che affrontare il problema dello sviluppo del Mezzogiorno. La questione meridionale oggi si presenta come caratterizzata da questi elementi:
Una politica che assumesse l’obiettivo di salvare gli italiani non potrebbe che affrontare il problema dello sviluppo del Mezzogiorno. La questione meridionale oggi si presenta come caratterizzata da questi elementi:
Questa fu la settimana che fu (14)
Diario, 3-9 Dicembre 2012
In questa puntata:
- Monti non ci sta; si dimette
- Salviamo gli italiani (3)
- Berlusconi: commiserazione
- Si vota
- Le origini della crisi attuale
- Citazioni: nel bene e nel male (Giorgio Ruffolo e Stefano Sylos Labini, Nichi Vendola, Bruno Tabacci, Emilio Fede, David Grossman, Tito Boeri, Carla Cantone, Giancarlo Galan, Angelo Scola)
- Citazioni in ricordo (Oscar Niemayer e Guido Martinotti)
In questa puntata:
- Monti non ci sta; si dimette
- Salviamo gli italiani (3)
- Berlusconi: commiserazione
- Si vota
- Le origini della crisi attuale
- Citazioni: nel bene e nel male (Giorgio Ruffolo e Stefano Sylos Labini, Nichi Vendola, Bruno Tabacci, Emilio Fede, David Grossman, Tito Boeri, Carla Cantone, Giancarlo Galan, Angelo Scola)
- Citazioni in ricordo (Oscar Niemayer e Guido Martinotti)
Questa fu la settimana che fu (13)
Diario 26 Novembre - 2 Dicembre.
Data la situazione la prima cosa da fare per salvare gli italiani è l’istituzione di un reddito di “sicurezza sociale”. I livelli di disoccupazione giovanile e no, sono tali che urge un provvedimento di emergenza che salvi tante famiglie e giovani da disastro sociale. Intanto si può istituire in forma emergenziale per due anni, nel mentre si potrà studiare una forma permanente di reddito di cittadinanza. A fronte dei tale reddito di sicurezza sociale si potrà chiedere un impegno per lavori socialmente utili.
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Francesco Indovina |
Salviamo gli italiani (2)
Data la situazione la prima cosa da fare per salvare gli italiani è l’istituzione di un reddito di “sicurezza sociale”. I livelli di disoccupazione giovanile e no, sono tali che urge un provvedimento di emergenza che salvi tante famiglie e giovani da disastro sociale. Intanto si può istituire in forma emergenziale per due anni, nel mentre si potrà studiare una forma permanente di reddito di cittadinanza. A fronte dei tale reddito di sicurezza sociale si potrà chiedere un impegno per lavori socialmente utili.
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